Mondospettacolo è entusiasta di ospitare l’attore e regista Daniel McVicar per un’intervista esclusiva. Conosciuto per il suo fascino e talento, McVicar ha conquistato il pubblico internazionale non solo per le sue interpretazioni in serie TV e film, ma anche per il suo profondo amore per l’Italia e il suo impegno nel trasmettere il valore della recitazione alle nuove generazioni. In questa intervista, ci racconta delle sue recenti esperienze professionali, dei suoi progetti futuri e di ciò che ispira il suo percorso artistico. Prepariamoci a scoprire il mondo di un artista completo e autentico.


Ciao Daniel, è un vero piacere averti qui su Mondospettacolo. Attualmente, dove possono ammirarti i tuoi fan?

Daniel McVicar: Al momento, potete vedermi al cinema nei film Ladri di stelle cadenti, diretto da Francisco Saia, e Dolore nascosto di Andrea D’Emilio. In streaming, invece, sono presenti Amici per caso di Max Nardari e Soldato sotto la luna di Massimo Paolucci.

Hai creato un legame speciale con il pubblico italiano, partecipando anche a programmi televisivi locali. Cosa ti ha colpito dell’Italia e del suo pubblico? Ti senti un po’ italiano anche tu, ormai?

Daniel McVicar: Mi sento profondamente legato all’Italia. L’accoglienza calorosa del pubblico italiano è qualcosa di unico. Considerando che ho un figlio italo-americano e che vivo in Italia, diventare cittadino sarebbe un onore e un piacere. Direi che sì, mi sento un po’ italiano.

Negli anni, la tua carriera si è evoluta fino a includere regia e formazione di nuovi talenti. Cosa ti ha spinto a fondare Magmawave Productions e cosa desideri trasmettere agli aspiranti attori?

Daniel McVicar: Ho fondato Magmawave Productions per trasmettere ai giovani attori la mia passione per la recitazione, ispirata alle esperienze con i group theatre americani degli anni ’30 e ’40. Cerco di far comprendere l’importanza della verità e della consapevolezza nell’interpretazione, un approccio influenzato da grandi maestri come Marlon Brando. Anche se il tempo a disposizione per insegnare è limitato, lo faccio con grande piacere.

Hai un ruolo o un progetto che sogni ancora di realizzare, magari un sogno artistico che non hai ancora esplorato?

Daniel McVicar: Mi piacerebbe continuare a collaborare con filmmaker italiani. Amo il set e quel “tempo magico” di cui parlava Jack Lemmon.

In un’epoca di cambiamenti per cinema e televisione, come vedi il futuro della recitazione e della produzione cinematografica? Pensi che la tecnologia possa arricchire o rischia di ridurre l’importanza dell’interpretazione umana?

Daniel McVicar: La tecnologia può creare immagini straordinarie, ma non può sostituire l’anima e la consapevolezza che un attore porta nel suo lavoro. L’interpretazione umana resta centrale e insostituibile.

Il tuo amore per il teatro è ben noto. Quali qualità essenziali deve possedere un attore oggi per avere successo?

Daniel McVicar: “Successo” è un concetto soggettivo. Ritengo più importante che un attore sia immerso nella cultura e nella storia dello storytelling. Ai miei studenti insegno a coltivare la cultura, un aspetto fondamentale.

C’è un consiglio particolare che vorresti dare ai giovani attori?

Daniel McVicar: Studiate, visitate musei, leggete e nutrite la vostra cultura. Questo è il nutrimento principale per un attore.

Guardando al futuro, ci sono nuovi progetti che ti vedranno presto in Italia? Quale ruolo sogni di interpretare?

Daniel McVicar: Sto lavorando a un film in Toscana, ma per ora non posso rivelare molto. Amo il teatro perché mi permette di connettermi direttamente con il pubblico. Per il cinema, sono al servizio della visione del regista.

Hai un ricordo “piccante” da raccontare ai nostri lettori?

Daniel McVicar: Sono un gentleman… quindi preferisco tenere qualche segreto!

C’è un personaggio teatrale che ti piacerebbe interpretare?

Daniel McVicar: Mi piacerebbe tornare a interpretare Otello o Macbeth. Penso di essere ancora troppo giovane per King Lear. Il teatro è magico, ti permette di respirare la stessa aria del pubblico. Il cinema, invece, è differente: lì sei al servizio della visione del regista.

Cosa ne pensi dei film horror? Li faresti?

Daniel McVicar: Non mi piacciono i film horror, quindi direi di no.

Quali registi ammiri e con chi ti piacerebbe lavorare?

Daniel McVicar: Apprezzo molti registi, dai russi ai polacchi. In Italia mi piacciono Brizzi, Paolucci, Manetti Bros e il giovane Francisco Saia. Anche Paola Cortellesi fa un lavoro straordinario, portando gravità, bellezza e comicità insieme.

Se dovessi descrivere un pregio e un difetto di te stesso, quali sarebbero?

Daniel McVicar: Il mio pregio è l’empatia; riesco a comprendere le persone. Il mio difetto? La diffidenza. Ma credo che pregio e difetto siano due facce della stessa medaglia. Prendiamo ad esempio Amleto, dove l’intelligenza è sia pregio che difetto. Abbraccio tutti i miei difetti come se fossero pregi.

Infine, hai un messaggio per i tuoi fan italiani e per i lettori di Mondospettacolo che ti seguono da tanto tempo?

Daniel McVicar: Vi voglio bene, vi abbraccio tutti. Mi sento in famiglia e provo una gratitudine immensa. Vi voglio bene.


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